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LAVORO: FARE L'INVESTIGATORE PRIVATO TORNA DI MODA TRA I GIOVANI

19/06/2025 12:06

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LAVORO: FARE L'INVESTIGATORE PRIVATO TORNA DI MODA TRA I GIOVANI

Sarà anche l'effetto 'cinematografico' delle recenti operazioni del Mossad in Iran, sarà che il mito degli 007 non tramonta mai, sarà che vi si può ac

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Sarà anche l'effetto 'cinematografico' delle recenti operazioni del Mossad in Iran, sarà che il mito degli 007 non tramonta mai, sarà che vi si può accedere più agevolmente rispetto ad altre professioni: secondo una ricerca realizzata su un campione di 650 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 19 e i 28 anni dalla testata Spot and Web, un ragazzo su quattro aspira a diventare investigatore privato. Ma come si diventa un poliziotto privato in stile "Magnum PI" (dalla famosa serie anni '80 con Tom Selleck protagonista)? L'azienda Argo Spa, leader nella cybersecurity e del settore dell'intelligence specializzata in consulenze strategiche per imprese, ha elaborato una sorta di decalogo:

  1. Per poter esercitare la professione di investigatore privato autorizzato è necessario essere in possesso di una licenza rilasciata dalla Prefettura territorialmente competente. Per ottenerla è indispensabile essere cittadino italiano e avere la fedina penale pulita, aver conseguito una laurea – almeno triennale - in giurisprudenza, psicologia a indirizzo forense, scienze dell'investigazione, economia, sociologia o scienze politiche, aver svolto un tirocinio di almeno tre anni presso un investigatore privato autorizzato da oltre cinque anni e aver seguito corsi di perfezionamento relativi alle attività di investigazione privata presso università o enti riconosciuti dal Ministero dell'Interno. Diversa la situazione dell'investigatore privato dipendente, in questo caso è sufficiente essere in possesso di un diploma di maturità e aver svolto almeno tre anni di tirocinio. Nel settore della cybersecurity invece, occorre la laurea o un diploma con specializzazione in informatica, telecomunicazioni o analisi dei dati. È importante sottolineare che, per esercitare queste professioni, è indispensabile avere solide capacità analitiche e qualità personali come lealtà, discrezione e integrità morale, che rappresentano requisiti essenziali;
  2. Le donne sono adatte a questo tipo di lavoro e attualmente la presenza femminile è in crescita: negli ultimi anni c'è un maggior interesse da parte delle donne (che rimangono in minoranza rispetto all'altro sesso) per questo tipo di attività, soprattutto se pensiamo a ruoli tecnici e di analisi;
  3. In questo lavoro c'è sinergia tra metodi tradizionali e tecnologie digitali. Il pedinamento rimane uno strumento fondamentale, soprattutto quando si devono raccogliere prove dirette e osservare comportamenti in tempo reale. L'attività viene integrata dall'uso di strumenti tecnologici avanzati come il tracciamento elettronico, la sorveglianza digitale e l'analisi dei big data. L'intelligenza artificiale è utilizzata come supporto investigativo: aiuta a processare grandi quantità di dati e a identificare pattern nascosti, velocizzando le indagini;
  4. Lavoro d'ufficio vs lavoro sul campo. Le percentuali variano a seconda del tipo di incarico e della complessità dell'indagine, ma secondo una stima realizzata da Argo Spa si può indicare un 60% per il lavoro in ufficio (comprende pianificazione delle indagini, analisi delle informazioni raccolte, redazione di report e gestione amministrativa e burocratica legata agli incarichi) e un 40% sul campo (con le varie attività operative come appostamenti, pedinamenti, raccolta di prove fotografiche e video, incontri con testimoni e sopralluoghi);
  5. Non è obbligatorio il porto d'armi. La patente di guida è certamente indispensabile per chi svolge attività operative sul campo, come pedinamenti, appostamenti o interventi in mobilità. Un passato nei corpi militari può offrire una forma mentis rigorosa, disciplina e ottime capacità di osservazione, ma non rappresenta una condizione necessaria;
  6. In ambito cybersecurity e investigazioni digitali, le figure più ricercate non sono semplici "hacker di profili social" o "pirati dei dati". Ciò che occorre sono professionisti capaci di operare in modo concreto e lecito su scenari digitali complessi. Nello specifico:
  • analisti forensi, che ricostruiscono e documentano digitalmente eventi e/o incidenti;
  • etichal hacker (o penetration tester), che simulano attacchi informatici per identificare vulnerabilità;
  • threat hunters, che individuano minacce, comportamenti sospetti o data leaks, anche sul dark web;
  • esperti in bonifiche elettroniche e sicurezza fisico-digitale, specializzati nell'identificare microspie, software spia e telecamere nascoste;
  1. Quanto "pesano" in % le competenze informatiche nel CV dei moderni investigatori? Dipende molto dal tipo di investigazione. Se parliamo di attività tradizionali (pedinamenti, osservazioni sul campo, raccolta di elementi tramite presenza fisica), le competenze informatiche pesano relativamente poco: raramente superano il 20% del profilo. In questi casi è sufficiente una conoscenza digitale di base, utile per attività quotidiane, comunicazioni e raccolta di dati standard. Quando, invece, si entra in ambiti ove il concetto di investigazione si fonde con l'intelligence e l'analisi cyber (dalla ricerca di informazioni nascoste alla lettura tecnica di vulnerabilità che raccontano storie), allora l'informatica non è più un supporto, ma buona parte dell'operazione stessa. In questi contesti, le competenze digitali rappresentano almeno il 50-60% del profilo professionale;
  2. Si tratta di un lavoro soddisfacente? La professione di investigatore privato offre una grande varietà di casi e situazioni, che spaziano dalle indagini su infedeltà coniugale alla ricerca di persone scomparse, dalle controversie legali alle indagini aziendali su frodi e concorrenza sleale. Questo rende il lavoro stimolante e mai monotono, in quanto permette di vivere situazioni fuori dall'ordinario, conoscere ambienti diversi e affrontare enigmi reali, offrendo gratificazioni che poche altre carriere possono dare. C'è poi un tema di utilità sociale: questo tipo di lavoro ha un impatto reale sulla vita delle persone e delle aziende: aiuta a far emergere la verità, a risolvere problemi complessi e a tutelare interessi personali e patrimoniali. In ambito intelligence, il contributo può essere ancora più significativo, partecipando direttamente alla sicurezza nazionale e internazionale. Non dimentichiamo poi che chi intraprende questa carriera acquisisce competenze tecniche avanzate, come l'uso di tecnologie investigative, la raccolta e l'analisi di dati, la sorveglianza e la gestione delle informazioni sensibili. Nel settore intelligence, si aggiungono competenze linguistiche, informatiche e di cyber security, molto richieste anche in altri ambiti professionali;
  3. Può essere un mestiere "pericoloso". Come in ogni professione che si muove tra riservatezza, esposizione e responsabilità, esistono dei margini di rischio, soprattutto quando si indaga in contesti delicati, sensibili o in ambienti ostili. Non si tratta di pericolo costante, ma di consapevolezza e di cautela, anche nella trasmissione delle informazioni che si ottengono. Quanto alla segretezza, faremmo più riferimento alla discrezione e alla capacità di non rivelare informazioni riservate ottenute nell'ambito del proprio lavoro;
  4. Infine, in termini di rapporti umani, alcuni incarichi possono avere un impatto sui ritmi, sulle abitudini, sul tempo libero. Non è di certo un mestiere per chi cerca routine stabili o orari prevedibili.