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San Giovanni Battista e i culti giovannei

26/05/2025 10:57

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RUBRICHE, Storie e memorie,

San Giovanni Battista e i culti giovannei

La tradizione della notte di San Giovanni a Catanzarodi NANDO CASTAGNA Il 24 giugno è il giorno dedicato a San Giovanni Battista, predicatore e profet

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La tradizione della notte di San Giovanni a Catanzaro

di NANDO CASTAGNA

Il 24 giugno è il giorno dedicato a San Giovanni Battista, predicatore e profeta del primo secolo a. C., più volte ricordato nei sacri Vangeli per aver preannunciato la venuta del Messia, è uno dalla personalità più importante nella storia dei Santi. La sua vita e la sua predicazione sono, costantemente, intrecciate con l’opera di Gesù. Insieme a quest’ultimo, Giovanni Battista è presente anche nel Corano, come uno dei massimi Profeti che precedettero Maometto. Nacque dal vecchio sacerdote Zaccaria e da Elisabetta, quando entrambi i genitori erano in tarda età; la notizia, di per sé non inverosimile, è interpretabile come a sottolineare l’eccezionalità del personaggio. 
All’annuncio della sua nascita e dell’imposizione del nome di Giovanni, da parte dell’angelo Gabriele, il vecchio Zaccaria perdette la favella per riacquistarla solo dopo la circoncisione del figlio per intonare il “Benedictus“. Giovanni fu colui che sobbalzò nel ventre materno all’incontro della madre Elisabetta con Maria. Per questo motivo, ossia l’aver preannunciato l’arrivo di Gesù prima che nascesse, è ricordato come “il più grande dei Profeti". L’episodio è databile al sesto mese di gravidanza di Elisabetta, questo ha permesso agli agiografi di fissare la nascita di Giovanni, tre mesi dopo il concepimento di Gesù, e sei mesi prima della sua nascita e da S. Agostino sappiamo che la celebrazione di San Giovanni al 24 di giugno era antichissima nella Chiesa cattolica africana, unico Santo, insieme alla Vergine Maria, di cui si celebra non solo la morte (il dies natalis, cioè la nascita alla vita eterna) ma anche la nascita terrena. L’infanzia e la giovinezza di Giovanni, probabilmente vissute nel deserto, come nomade, avevano maturato in lui il desiderio della divulgazione della fede, tanto che, in età non più giovane, vestito di una tonaca rossa di pelo di cammello e di una cintura di pelle intorno ai fianchi, andò a vivere nel deserto, cibandosi di locuste e miele selvatico e cominciando la predicazione come profeta dell’avvento del Messia, scagliandosi pesantemente contro i farisei.
La novità del Battesimo di Giovanni, rispetto alle abluzioni di tipo rituale che già si conoscevano nella tradizione giudaica, consiste nel preciso impegno di “conversione“, da parte di coloro che andavano a farsi battezzare da lui. Giovanni Battista annunciò più volte di riconoscere in Gesù, il Messia annunciato dai Profeti, ma il momento culminante è quello in cui Gesù stesso volle essere battezzato da lui nelle acque del Giordano. In quell’occasione, Giovanni additò Gesù ai suoi seguaci, come “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”: Giovanni predicava e non nascondeva la verità anche quando quest’ultima andava a ferire i potenti. Erode Antipa lo fece arrestare per aver denunciato le sue nozze incestuose e adultere con Erodiade, moglie, prima, di suo fratello Erode Filippo. Con Erode Antipa, Erodiade mise al mondo una figlia alla quale fu messo il nome di Salomè e che, indotta dalla madre, dopo aver danzato per il padre in un banchetto, chiese come compenso la testa di Giovanni, era il 24 di giugno. La testa di Giovanni le fu portata su un vassoio ed era ancora vivente. Secondo la tradizione della Chiesa Cattolica, la testa del Santo è ora conservata nella Chiesa di San Silvestro a Roma. Il capo custodito a Roma è senza la mandibola, conservata nella Cattedrale di San Lorenzo di Viterbo. 
Il piatto che secondo la tradizione avrebbe accolto la testa del Battista è custodito a Genova, nel tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, assieme alle ceneri del Santo. La festa di San Giovanni Battista simboleggia la purificazione dell’acqua e il giubilo per i doni della natura. Sono giorni di riflessione ma anche di frastuono e di confusione che ispirano sentimenti di fratellanza e di unione. Questa celebrazione sostituisce gli antichi riti pagani e massonici, legati al solstizio d’estate ed ha quindi dato luogo, per secoli, a manifestazioni diverse, collegate con le credenze e gli usi popolari, come i fuochi della notte di San Giovanni e gli altri rituali propiziatori tipici delle feste di inizio stagione, con chiaro riferimento alla simbologia del fuoco e alle sue funzioni purificatrici e propiziatrici. Nel “giorno di mezza estate”, parole di Shakespeare, “realtà e sogno si confondono”. Il solstizio mette in comunicazione due mondi: il visibile e l’invisibile che si compenetrano tra loro e tutto diviene possibile. La Luna cede al Sole. A questa notte sono collegati tutti i riti di purificazione e di trapasso che hanno dato, nei secoli, a manifestazioni diverse collegate con credenze popolari di cui la rugiada, l’acqua odorosa ed il fuoco sono, da sempre, gli elementi essenziali. La figura di San Giovanni Battista ha assorbito in sé molti dei significati degli antichi culti dell’acqua e del sole, il suo significato religioso è collegato alla rinascita attraverso l’acqua, ed in molte parti la festività si celebra appunto con abluzioni ed immersioni. Il 24 giugno coincide con un momento di grande importanza astronomica: il solstizio d’estate, allorché, nell’emisfero boreale, si ha il giorno più lungo dell’anno ed inizia la stagione calda. E’ il momento del raccolto, delle fiere e sagre paesane. Usanza collettiva, in questa ricorrenza, è quella della raccolta delle erbe che, nella notte che precedeva la festività di San Giovanni Battista, la notte tra il 23 ed il 24 giugno, vedevano moltiplicare i propri attributi terapeutici e magici. In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico, perché cadeva nei giorni solstiziali quando, secondo l’antiche credenze, il sole si sposava con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra ed in modo particolare sulle erbe bagnate dalla rugiada di quella magica notte, erbe che si trasformavano in farmaci potenti, atti a guarire ogni guisa di malattia. Si riteneva, addirittura, che l’essere bagnati dalla rugiada di quella magica notte riuscisse a preservare le persone da ogni tipo di corruzione, San Giovanni battezzava con l’acqua per cui era facile, nella credenza popolare, attribuire alla rugiada della notte che precede la sua festa effetti salutari, virtù simili all’acqua con cui il Santo aspergeva. 
Ed è per questo motivo che si preparavano, in quella notte, bacinelle d’acqua in cui erano immerse delle erbe o dei fiori, nella convinzione che, la particolare posizioni degli astri ed il passaggio, nella notte, del Santo e della Madonna che l’avrebbero benedetta, potesse caricarla di virtù. Si assisteva, insomma, ad uno strano connubio di sacro e profano. Innumerevoli erano le usanze legate alla notte di San Giovanni, all’uso di bagnarsi con la rugiada o con l’acqua preparata, si accompagnava, nel catanzarese, l’uso del “comparaggio”, per stabilire il comparato, una persona inviava all’altra, alla vigilia della festività, un mazzo di tre spighe di grano legate insieme che quello ricambiava, se acconsenziente, alla vigilia della festività di San Pietro. La raccolta, inoltre, di 24 spighe di grano, da conservarsi tutto l’anno, se custodite gelosamente serviva come formidabile amuleto contro le sventure. Era anche costume, all’alba della festività del Santo, recarsi sulla riva del mare e bagnarsi, i contadini portavano alla Marina di Catanzaro, le bestie, buoi e cavalli, perché si rinvigorissero. Inoltre tutti coloro che, nella magica notte, accendevano fuochi e passavano sopra di essi, tenendosi per mano, diventavano compari e comare. 
L’uso di accendere fuochi e falò al tramonto della vigilia era diffusissimo in tutte le regioni, si voleva con questi fuochi allontanare le tenebre prolungando la luce solare che cominciava a scendere sull’orizzonte perché non abbandonasse la sua mano protettrice sui campi. Ma i fuochi sono stati interpretati anche come festa in onore del sole, manifestazione del Divino nel suo massimo splendore solstiziale. Sono numerosi i riti e le credenze che questa notte ha portato con sé nel tempo, alimentati da un’intensa atmosfera di magia ed occulto; pareva ad esempio che rotolarsi nudi sull'erba bagnata della rugiada di quella notte proteggesse dalle malattie cutanee, dolcissima una credenza, caduta ormai in disuso, e che riguardava le fanciulle in età da marito: bagnandosi di rugiada gli occhi si sarebbe potuto vedere, nella notte del 23 giugno, il volto del futuro sposo. Ricordiamo poi l’usanza di trarre auspici dalla chiara d’uovo fresco che, fatta scivolare dentro un vaso riempito con l’acqua di sette pozzi e lasciata sul davanzale della finestra nella notte magica, era in grado di pronosticare il futuro a seconda della forma assunta. Simboli della festa di San Giovanni, rimasti tutt’oggi nella tradizione delle feste popolari sono l’aglio usato come antidoto contro il malocchio, streghe e vampiri, la profumatissima lavanda ed il fischietto di zucchero rosso a forma di ochetta, il cui colore è determinato dal fatto che rappresentava un dolce omaggio per la propria amata. 
Anche in Calabria, si avverte, da tempo, un fiorire di iniziative che mirano ad essere ripetute negli anni, una ricerca autenticamente popolare di una religiosità popolare, di una religiosità spontanea, capace di coniugare esigenze laiche ed esigenze religiose. Nella Chiesa di San Giovanni Battista ed Evangelista di Catanzaro, la festività del 24 giugno, giorno della nascita di San Giovanni Battista, coincide con l’investitura, da parte dell’Arcivescovo di Catanzaro, dei nuovi Cavalieri di Malta ad Honorem che provengono da tutta Italia, per ricevere l’ambito riconoscimento. Analoga cerimonia avviene il 27 dicembre di ogni anno, in occasione della festività di San Giovanni Evangelista.