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Il riferimento al Monte non aveva il significato di altura, ma in questo caso di accumulo di beni, la raccolta di offerte destinate al culto dei morti, un tempo seppelliti nelle chiese. Tutto questo accadeva intorno al 1630 grazie ad alcuni nobili della città che istituirono la Pia Associazione con una cassa con gli uffici e un Oratorio. In seguito s’aggiunse l’istituzione dei maritaggi, cioè si svolgeva un sorteggio ogni anno e grazie al quale venivano beneficiate con una dote in ducati due giovani donne povere per potersi sposare. Don Ignazio Marincola, il primo rettore della chiesa, nell’anno 1706, si rese conto che la Cappella non era più sufficiente e si prodigò attivandosi per i finanziamenti della costruzione di una nuova, ma non la vide finita. I lavori continuarono con il secondo Rettore, Don Antonio Senatore, poi si conclusero nel 1739 e la chiesa venne inaugurata dal Vescovo Ottavio del Pozzo. Don Emanuele Grimaldi, rettore dal 1764, che diede l’assetto definitivo alla chiesa con il completamento degli altari, la modifica della copertura interna e nel centro, cinque anni dopo, fece dipingere la gloria di San Filippo Neri e le quattro vele grazie al pittore Giovanni Spadea, raffiguranti i quattro Evangelisti. Nei locali annessi alla chiesa trovarono alloggio i Frati Minori Cappuccini a cui venne affidata la cura del Monte della Misericordia con una bolla del 30 aprile 1892 del vescovo De Riso, ma non più presenti dal 31 agosto del 2020. In seguito venne edificata una piccola chiesa nel 1554 con il titolo di Santa Maria degli Angeli e consacrata dal vescovo Mons. Nicola degli Horazi nel 1585. Il Convento fu soppresso nel 1861 e undici anni dopo nel 1872 diventò Caserma Pepe. Non passa inosservato un portale d’incredibile bellezza in stile barocco del XVIII secolo, adornato da merletti di pietra ed è sovrastato da un grande finestrone, sopra il quale vi è un teschio ed una nicchia, che ospita una statua della Madonna con un’iscrizione: Sancta Maria, Mater Miserordiae, erga animas defuncatorum. Nella parte interna sono collocati due quadri ovali dipinti ad olio, uno si riferisce a San Francesco Saverio, gesuita e missionario e l’altro San Ignazio di Loyola dell’Ordine della Compagnia di Gesù, presenti un tempo a Catanzaro nell’ex convento dell’attuale Convitto Galluppi. Il 4 novembre 1924 vennero collocate sulla facciata, ai due lati del portale, due lapidi recanti 178 nomi dei caduti catanzaresi durante la prima guerra mondiale. Ha una pianta a croce greca (croce formata da quattro bracci di uguale misura), inscritta in un quadrato. Nel presbiterio, l’altare Maggiore è dedicato alle Anime del Purgatorio, ed è sormontato da un fastigio contenente un dipinto sulla SS. Trinità con la Madonna e le Anime del Purgatorio del pittore Giovanni Spadea. All’interno vi sono quattro cappelle laterali, due delle quali formano il transetto. Nel transetto a destra l’altare della Madonna Immacolata e alla sua sinistra una nicchia con la Statua del Sacro Cuore di Gesù. Nel transetto a sinistra l’Altare di Sant’Antonio e a destra la statua della Madonna con le Anime Purganti e San Francesco e Sant’Antonio. Ai lati dell’entrata le altre due cappelle: a destra quella del Crocifisso; in quella a sinistra la tela di Santa Maria degli Angeli, appartenente all’ex convento dei Frati Cappuccini, attuale caserma Pepe. Quest’ultima rappresenta la Madonna circondata dagli Angeli, con San Francesco e San Bonaventura, rispettivamente a destra e a sinistra e al centro San Michele Arcangelo; il quadro è firmato da un certo Joannes De lo Prete, forse un parente di Mattia Preti e porta la data del 1642. La cappella a destra un tempo era dedicata a San Vitaliano, il cui quadro è stato recuperato recentemente dall’eremo di Reggio Calabria e si trova oggi nel Museo Marca. Fu realizzato dal pittore Alfì ed è datato 1746. Raffigura San Vitaliano inginocchiato e ai piedi l’immagine della città.

