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piazza Duomo
È la chiesa principale delle diocesi per la presenza della cattedra episcopale, denominata anche Duomo, casa per eccellenza del Signore che, fin dalle origini, rappresenta uno dei simboli della città. Sorge nello stesso luogo della vecchia Cattedrale. Aveva la pianta a croce latina ed era orientata verso est secondo l’uso bizantino. Venne inaugurata nel 1121 da papa Callisto II e dedicata a Santa Maria Assunta e agli apostoli Pietro e Paolo e a San Vitaliano. In quell’occasione il papa portò in dono le reliquie di San Vitaliano, S.Ireneo e S. Fortunato. Nel 1311 venne arricchita dalla cappella di San Vitaliano e dal suo altare marmoreo nel 1578 e dall’altare maggiore nel 1769. La cappella di San Vitaliano venne ripresa ai primi dell’800 con decorazioni del Frangipane, avendo subito dei danni dopo il terremoto del 1783 e altri rifacimenti vennero eseguiti nel corso degli anni seguenti. Nel 1933 la piazza si arricchì di una fontana, oggi presente in villa Margherita. Purtroppo i bombardamenti del 27 agosto del 1943 arrecarono alla struttura gravi danni e, tra le poche opere rimaste, si salvò il busto argenteo di San Vitaliano, opera degli orafi della scuola napoletana del XVI secolo. Si pensò ad edificare una nuova Cattedrale che non si discostò dall’impianto originale con la sola eccezione della creazione di un portico a tre arcate sul lato prospiciente la piazza e lo spostamento della torre campanara al centro della facciata principale. In alto venne posta la statua in bronzo dell’Assunta, opera di Giuseppe Rito, segno di protezione per l’intera città, ispirandosi alla Madonnina del duomo di Milano. L’interno, caratterizzato da marmi pregiati, comprende la navata maggiore, le navate minori e un’ampia area presbiterale. Le tre navate sono divise da grossi pilastri rivestiti a cassettoni laterali con dipinti, stucchi e decorazioni. Ne citiamo alcuni: le 14 stazioni della “Via Crucis” di A. Monteleone; le tele dei Santi Patroni e compatroni della città, opere del salernitano L. Jovino nella navata centrale, i mosaici dei “quattro evangelisti” e San Giovanni Battista che battezza Gesù (riproduzione dell’omonimo dipinto di Mattia Preti) all’interno del battistero. Le porte bronzee del vestibolo, dette delle “Beatitudini”, del “Giubileo” e dell’”Eucarestia” e dell’ingresso principale dell’edificio, detta della “Speranza”, sono state realizzate da E. Filippo nel 1993 sotto il vescovato di Mons. A. Cantisani, e quelle realizzate per gli ingressi laterali da Giuseppe Farina, sotto il vescovato di Mons. Antonio Ciliberti, battezzate con i nomi di “Sanguinis Effusione” ed “Ecclesia Sanctorum Mater”. Oggi la Cattedrale è chiusa da tempo in attesa dei lavori di consolidamento ed eventuale ristrutturazioni.
SAN VITALIANO, IL SANTO PATRONO
Vescovo di Capua, vissuto alla fine del VII secolo. Viene festeggiato solennemente il 16 luglio. Le sue reliquie vennero portate nella città calabrese nel 1121 da papa Callisto II in occasione dell’inaugurazione della Cattedrale normanna e sono conservate nel busto d’argento del Santo nella ricostruita Cattedrale. San Vitaliano nacque a Capua antica (attuale S. Maria Capua Vetere) verso la seconda metà del settimo secolo. Eletto vescovo di quella città, fu ben presto preso di mira da uomini perversi, che lo calunniarono e lo perseguitarono. Messo in un sacco di cuoio fu gettato in mare, ma il Signore lo salvò e per questo delitto, punì la città di Capua antica con siccità e mortalità. I capuani, pentiti, implorarono il perdono di del Santo, che non mancò di esaudirli e di pregare per loro. Subito una pioggia consolatrice irrorò la città, portando via ogni malanno. Il Santo, dopo questa grande prova, si mosse da Capua antica, e passando per l’attuale Sala, si fermò a Casola, per costruirvi un eremo. Iniziò il lavoro a cui diede un contributo fondamentale - secondo la leggenda - un lupo ammansito che aiutava il Santo trasportando le pietre di tufo. Qui visse per dieci anni in penitenza e in santità. La sua cella divenne ben presto centro di preghiera e meta di pellegrini, che vi accorrevano da ogni parte, per ricevere grazie e consigli dal Santo Eremita. Successivamente si ritirò a Montevergine, dove edificò una chiesetta in onore della Madonna, con accanto una celletta per il suo giaciglio. Ivi morì il 16-17 di uno dei primi anni dell’ottavo secolo.